sabato 21 aprile 2018

Il mistero del mancino, un racconto di Armando Grassitelli






Sui campi secondari i giovani e i bambini delle scuole tennis si accalcavano intorno alle balaustre.I loro idoli non sono e non erano Federer o Zverev, e neanche le Williams o Errani; piuttosto loro seguono le promesse, i loro next gen, i ragazzi e le ragazze che ammirano impegnati nella serie b al circolo la domenica mattina; le loro racchette impattano le palline con una violenza che chi vive il tennis solo in tv non arriva a intuire.


Sono schiaffi, sono mazzate tirate con una energia impensabile ancora 30 anni fa.Sì, il materiale, sì, le palle di nuova conformazione: ma la forza impressa ai loro colpi non è tanto diversa da quella dei Grandi, da quelli che da domani avrebbero riempito le tribune del Centrale e del Pietrangeli.


Quello che cambia è la costanza, l’attitudine, la concentrazione; tra un campione e un eterno emergente la differenza è nei particolari, uno, dieci, mille: la capacità di andare avanti punto dopo punto, gioco dopo gioco, senza mai arrendersi e senza mai pensare al punto sbagliato. È dal numero di volte che si gira indietro che distingui un campione da un talento che si fermerà.






Giorgio De Silvi non era un campione, e neanche un emergente; era un semplice appassionato che aveva scavallato da un bel pezzo la trentina, che amava trascorrere un paio d’ore la settimana con una racchetta in mano di mediocre qualità su un campo di un circolo della periferia di Napoli.



Eppure quella mattina di una domenica di metà maggio Giorgio era a Roma, tra le statue del Foro Italico, questa volta però senza avere comprato il biglietto di ingresso come faceva da anni (il venerdì, il giorno dei quarti di finale era il suo preferito, sempre distinti Tevere, ingresso sia per la sessione diurna che per quella serale), ma a riscaldarsi con una tennista, una di quelle brave brave, dal cognome impronunciabile ma dalle leve indimenticabili.




Giorgio era approdato al tabellone finale di qualificazione attraverso una incredibile combinazione di eventi: a inizio gennaio si era iscritto (anzi, era stato iscritto a sua insaputa dal compagno di singolare del sabato mattina) al torneo Tpra del circolo, e da non classificato aveva scalato il tabellone partita dopo partita, passando indenne attraverso le forche caudine di un 4.3, un 4.2, e altre categorie di classifiche di cui sinceramente ignorava la distinzione e i criteri; quello che ai suoi fini contava è che ogni weekend a partire da gennaio era sceso in campo, e aveva vinto.
Prima nel suo circolo, poi in altri circoli a Napoli, poi in provincia, poi di nuovo a Napoli.





Ogni volta arrivava, osservava il campo (rigorosamente terra battuta, anzi, clay, come dicono coloro che discettano di tennis con quel pacioso senso di superiorità italico tipico di chi non ama il calcio), gustava un caffè con amici e avversari, scambiava quattro chiacchiere ed entrava nello spogliatoio.Ne riemergeva dieci minuti dopo, un rituale consolidato; e nessuno realmente era in grado di spiegarsi cosa accadesse quando la terra rossa iniziava a riempire scarpe e i calzini dei contendenti.


Eppure vinceva, vinceva lui, quel signore avviato alla quarantina un filo sovrappeso (le magliette in sintetico sono impietose con chi non vanta addominali scolpiti: anche se è quella che indossa Rafa tu non sei Rafa, e la differenza balza agli occhi).Quasi sempre al terzo set, in rimonta, sempre contro avversari sulla carta più forti di lui, ragazzi più giovani e più allenati che partivano forte, fortissimo, 3-0, 4-1, 5-3, break, ace, rovesci liftati, volée e dritti lungolinea che Giorgio a volte non vedeva neanche partire o rinunciava a rincorrere.


A volte arrivavano anche a due punti dal match point gli avversari, ed era anche logico considerato il gap tra lui e loro.Eppure da quattro mesi a questa parte, accadeva che nel momento topico dell’incontro (al cambio campo dopo un break subito, raccogliendo la palla in rete dopo un doppio fallo; oppure ai margini del campo, talvolta anche tra una prima e una seconda di servizio addirittura) Giorgio si avvicinava all’avversario, lo incrociava, scambiava una battuta al volo: e la musica cambiava.




Falli di piede, errori non forzati, palle smorzate che finivano in rete, dritti sparati nel campo adiacente: l’intero campionario degli orrori avversari si palesava nell’arco di dieci quindici minuti, non di più, e a Giorgio De Silvi a quel punto bastava rimettere letteralmente la palla in campo per fare punto.E ci riusciva, quel pallettaro mancino dal servizio debole ma liftato. Ecco, l’unico pregio che gli si riconosceva unanimemente era la tenuta, fisica e mentale.


Giorgio era scarso, nessuno avrebbe pensato che nel suo Dna scorresse il sangue di un predestinato: ma era tenace, coriaceo, correva sulle palle corte anche la dove era evidente che mai le avrebbe prese. Però correva, e questo voleva dire che il punto successivo sarebbe stato suo.Non aveva colpi speciali o vincenti, neanche uno: giocava sull’errore dell’avversario, sempre: e vinse, sempre. A gennaio, a febbraio, alle semifinali provinciali: andava sotto, recuperava, vinceva: due volte addirittura l’avversario si ritirò in preda a stiramenti o contratture.


Il finale appariva già scritto ormai, al punto che nell’ambiente campano si iniziò a parlare con sempre maggiore insistenza di questo anomalo fenomeno da baraccone. Scesero a vederlo grandi e bambini, maestri di tennis dall’Alta Irpinia, si scomodarono anche vecchie volpi e glorie locali arrivate a un quarto di finale nazionale negli anni ’80, tutti a cercare di scoprire quale mistero si nascondesse dietro lo sconosciuto Giorgio De Silvi.


I più accaniti, amanti del giallo a tinte fosche, giunsero a pensare a droghe sciolte nelle bottigliette d’acqua e sali minerali in grado di debilitare gli avversari: ma tutte le analisi effettuate diedero esito negativo.Gli avversari erano puliti, De Silvi era pulito.




Quella domenica mattina di maggio, sotto un sole estivo, dopo tre turni di prequalifiche la bella slovacca numero 160 dell’ATP scambiò cinque minuti di colpi con Giorgio prima di sentenziare nella sua lingua, senza possibilità di appello o smentita: è una pippa colossale, ma come ci è arrivato fino a qui questo.


Giunse il momento della verità. L’ultimo turno prima di essere ammesso al tabellone principale.Un incontro a suo modo epocale per gli Internazionali BNL d’Italia, grazie alla doppia anomalia: ad affrontarsi erano infatti Giorgio De Silvi, non classificato inerpicatosi fino a una partita dall’entrare nel tabellone principale; e Duck Hee Lee, il primo giocatore sordo giunto alle soglie di un tabellone Master 1000.


I due si salutano. Ciascuno va al proprio posto, (Giorgio alla sinistra del giudice di sedia, Duck alla destra); sistema gli asciugamani e le bottigliette, riscaldamento, time, in campo.La lingua italiana è bella perché è ricca di parole, di sfumature, di suoni, di significati, distinti lemma per lemma, vocale per vocale.Per definire l’incontro cui assisterono migliaia di persone (un record per i turni di qualificazione) e decine di giornalisti accreditati da tutto il pianeta del tennis un termine esiste, l’unico, il più appropriato: massacro.6-0 6-0, 46 minuti di agonia, e il mondo festeggiò agitando le mani in alto il primo tennista sordo ad approdare ad un Master 1000.




Duck Hee Lee salutò educatamente il suo avversario, ringraziò il pubblico con un inchino degno della cerimonia di premiazione, e in pochi secondi venne ingoiato dal tunnel che conduce agli spogliatoi.


Sul centrale rimase Giorgio, immobile come se colpito da un jab sinistro in contropiede.Le telecamere lo inquadrarono mentre osservava gli spalti che ancora echeggiavano dei fischi di scherno al suo indirizzo, riponeva la racchetta nella borsa e mestamente lasciava, una volta e per sempre, il centrale, il pubblico del Foro Italico, e il tennis.Non prese mai più una racchetta in mano.Era riuscito a manipolare tutti con le parole - quelle che da anni usava per condurre conversazioni, discussioni e trattative nella vita privata e nel lavoro, per mezzo delle quali giocava (mai parola fu più adatta) senza che gli altri comprendessero fino in fondo dove lui li riuscisse a trasportare.


Il mago dell’ipnosi conversazionale aveva matato tutti, ad eccezione dell’unico avversario con cui non aveva potuto scambiare neanche una parola. Forse gliene sarebbe bastata veramente una: ma non ne ebbe l’opportunità.Era il tempo di passare agli scacchi. 


FINE



Armando Grassitelli

venerdì 20 aprile 2018

Intervista a Veronica Garreffa Celano



Salve a tutti, oggi vi presento l'autrice Veronica Garreffa Celano. Conosciamola meglio attraverso le sue parole.


Ciao Veronica, parlaci di te e della tua passione per la scrittura. Di cosa parla il tuo libro?
Ciao Francesco e grazie per avermi ospitata sul tuo blog! La mia passione per la scrittura nasce pian piano, da un piccolo germoglio che poi è maturato nel corso degli anni, finché ho capito di non poterne fare a meno. Il mio libro parla di un viaggio, attraverso luoghi fantastici ma anche nel nostro essere interiore. Parla di speranza, amicizia, coraggio e…di draghi!


IBS



Cosa ti sentiresti di consigliare a chi ha la tua stessa passione?
Di non mettere mai da parte la propria curiosità e la voglia di imparare. La scrittura è un mondo infinito che va sperimentato in continuazione.


IBS




Presentazioni, eventi e progetti futuri.
Al momento non ho esattamente degli eventi in futuro, ma sto continuando a scrivere. Sto anche frequentando un corso di scrittura per acquisire più tecniche e mi sto inoltrando anche in altri generi di scrittura. Ciò che sto imparando si rispecchierà, almeno spero, nei prossimi libri che pubblicherò.




Dove possono seguirti i lettori?
Sulla mia pagina Facebook ovviamente, La Guardiana dei Draghi

Su Instagram

Sul mio blog

E sul mio canale Youtube

Ringrazio Veronica per la sua disponibilità e vi rimando al prossimo articolo. 


mercoledì 18 aprile 2018

Intervista a Nicholas Maurizio Mercurio




Salve a tutti, oggi vi presento l'autore Nicholas Maurizio Mercurio. Passo subito la parola a lui. 


Ciao Nicholas, parlaci di te e della tua passione per la scrittura? Di cosa parla il tuo libro?

Innanzitutto, desidero ringraziarti dello spazio che hai deciso di dedicarmi sul tuo blog. Mi chiamo Nicholas Maurizio Mercurio, autore de la Saga dell'Ultimo e de le Rose di Elgand saga, ambientate nel mondo di Avenstein, entrambe sono disponibili su Amazon. La Saga dell'Ultimo è composta da cinque libri ed è conclusa. Parla di Argail di Lytel, un Guardiano dei Draghi, membro di un ordine di guerrieri che preserva il mondo dal disprezzo e dall'odio. Il primo volume si intitola “Il Signore dei Giusti”; da Marzo finalmente disponibile anche in cartaceo e non soltanto in ebook, come del resto lo sono anche gli altri libri che ho pubblicato finora. La passione per la scrittura, che ora per me è diventato un vero e proprio lavoro, la coltivo fin da quando mia madre mi fece scoprire “Lo Hobbit”, a otto anni. Mi leggeva le vicende di Bilbo; io me ne innamorai, e in seguito scoprii così tanti libri che mi appassionai non soltanto alla lettura. Il mio primo libro l'ho pubblicato a diciannove anni e per questo devo molto ai siti di scrittura amatoriale. 













Amazon



Cosa ti sentiresti di consigliare a chi ha la tua stessa passione?

Di avere tanta pazienza, molta costanza, passione e dedizione. Di non fermarsi alla prima difficoltà, alla prima critica, ai primi flame. È necessario ascoltare ogni consiglio per migliorare e leggere molto, qualsiasi cosa; dagli articoli ai trattati, dai trattai ai saggi, dai saggi ai romanzi, dai romanzi ai fumetti. Se posso consigliare, è sempre preferibile avere anche una profonda conoscenza delle tematiche più serie per sensibilizzare la lettura dei propri libri. 


Presentazioni, eventi e progetti futuri.

Allora, per ora non ho in previsione di realizzare alcuna presentazione o alcun evento. Tuttavia, non posso dire lo stesso per i progetti: sto lavorando a “L'Ombra delle Rose”, una nuova saga, sempre incentrata sul mondo di Argail. A Luglio pubblicherò “Il Figlio del Mare”, primo volume di questa nuova serie che parlerà delle origini dei Guardiani dei Draghi e dei personaggi dell'intera Saga dell'Ultimo.A breve verrà realizzato l'album musicale su “Il Signore dei Giusti” dalla produzione musicale “Age of Chronicles Music Productions”; e consiglio assolutamente ai lettori di questo blog di ascoltare, per capire cosa fanno questi incredibili ragazzi.



Dove possono seguirti i lettori?

Da “NNM-FANTASY” su Instagram e a Nicholas Maurizio Mercurio su Facebook.



Ringrazio Nicholas per averci dedicato un po' del suo tempo e vi rimando al prossimo articolo.



lunedì 16 aprile 2018

Intervista a Claudio Bolle






Salve a tutti, oggi vi presento l'autore Claudio Bolle, con la sua trilogia "L'impero d'acciaio". Conosciamolo meglio attraverso le sue parole.


Ciao Claudio, parlaci di te e della tua passione per la scrittura. Di cosa parlano i tuoi libri?

Non ho un’estrazione umanistica, per quanto abbia sempre letto molto.
All’inizio è stato il bisogno di scrivere una storia che avevo in testa, la passione per la scrittura è arrivata poi, credo assieme a un affinamento del mio stile.
La storia si basava sull’impatto che dei nostri contemporanei, dotati di buone conoscenze tecniche, avrebbero potuto avere sull’impero romano. Per una serie di motivi, ho scelto il primo secolo della nostra era, durante il regno di Tiberio.
Nella Trilogia “L’impero d’acciaio” e in particolare nel primo volume narro come i quattro protagonisti siano fortunosamente arrivati indietro nel tempo, dei loro timori per trovarsi in un’epoca così diversa, per quanto non del tutto estranea.
Faranno appello alle loro doti migliori, tenteranno di non pensare di essere dei profughi senza radici e useranno le loro abilità per arrivare a contatto con Tiberio, circa un anno prima dell’avvelenamento del figlio Druso.
Da quel momento, la storia racconta di come riusciranno, tra mille ostacoli, a portare innovazioni tecnologiche e soprattutto organizzative importanti.
La Trilogia, che non è che il primo ciclo della Saga, punta su questi aspetti, trovando modo di descrivere la società del tempo, con dei paralleli con la nostra. Niente vicende militari, niente battaglie, solo attentati e lotte con coloro che vorrebbero ostacolare l’innovazione.
Una delle loro reazioni al trasferimento temporale, definitivo e ineluttabile, sarà quella di entrare in pieno nel clima licenzioso dell’epoca, dando a tutti i tre romanzi un’accentuata nota piccante. Ma è anche attraverso tali incontri che nascono e si cementano amicizie.
Le vicende prenderanno una piega più militaresca, se così posso dire, a partire dal secondo ciclo.

 


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Cosa ti sentiresti di consigliare a chi ha la tua stessa passione?

Niente, non mi considero bravo al punto di dar consigli, per quanto il mio stile sia apprezzato da chi mi ha letto. Probabilmente è una dote innata, sostenuta da una dose di umiltà nel rivedere tecnicamente quanto scritto di getto.
 

Presentazioni, eventi e altri progetti futuri.
Presentazioni, certamente, ma all’interno di eventi, ho notato che quelle organizzate solo come tali non hanno un grande richiamo, almeno nella mia zona.
Il quarto volume, che sto rifinendo, dovrebbe uscire all’inizio dell’autunno e pochi mesi dopo il quinto, ancora da affinare.
A breve dovrebbe andare in stampa una breve biografia romanzata, a carattere divulgativo, sull’imperatore Tiberio. La sua figura mi ha affascinato e, con tutte le nozioni che ho accumulato nelle mie ricerche per i romanzi, mi è sembrato naturale scrivere uno spin-off su una delle figure centrali dei miei romanzi, collegando le vicende storiche a quelle della Trilogia.

 
 

Dove possono seguirti i lettori?

Ho una pagina Facebook per i miei romanzi: L'impero d'Acciaio.

E un sito, dove presento me e i miei lavori: Claudio Bolle dove vi sono i link per vedere il book trailer e dei maggiori on-line store.
Poi sono attivo sia su Facebook che su Linkedin, contattarmi non è difficile.


Ringrazio Claudio per averci concesso un po' del suo tempo e vi rimando al prossimo articolo.
 






venerdì 13 aprile 2018

Intervista a Marta Duò





Salve a tutti, oggi vi presento l'autrice Marta Duò. Conosciamola meglio attraverso le sue parole.



Ciao Marta, parlaci di te e della tua passione per la scrittura. Di cosa parla il tuo libro?

Ciao! Innanzitutto grazie dell’ospitalità, mi hai fatto davvero una sorpresa! Come ringraziamento, temo di toccherà subito la risposta più prolissa… Dunque, sono una studentessa dell’Università di Fisica di Torino e ho una formazione scientifica fin dal liceo. Ho sempre letto (o mi sono fatta leggere dai miei genitori) montagne di libri, con la predilezione per il genere fantastico. Sono cresciuta guardando anime anni ’80 e ’90, sebbene la mia memoria spesso si rifiuti di rinfrescarmeli…

L’amore per la scrittura nasce dalla mia curiosità di bambina. Fin da piccola, i libri mi avevano incuriosita anche come oggetto “fisico”, volevo scoprire come fossero fatti materialmente e come si potessero “mettere” delle storie lì dentro. Il mio primo tentativo fu a undici anni, con un romanzetto di diciassette pagine che la mia prof di italiano non volle mai commentare; e fu un tentativo assolutamente serio, pensavo già a pubblicare! Non avrei immaginato che avrei esordito solo dieci anni e tre libri più tardi. Il mio romanzo, I Superstiti di Ridian, è appunto l’ultimo che ho scritto ed è un fantascientifico post apocalittico. Siamo nel XXV secolo, su un pianeta chiamato Ridian, in cui l’umanità fa crescere le nuove generazioni, perché la Terra non è più in grado di sostentarle. I protagonisti sono una terrestre, Nerissa, e un guerriero di Ridian, Daar. Hanno entrambi vent’anni, eppure sono stati segnati in modo molto diverso dalla guerra che devasta Ridian da due secoli; ciò che dovranno imparare per porre fine a questo conflitto sarà andare oltre le menzogne e l’odio. Del resto, sono tutti superstiti su un pianeta ormai in rovina. 



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Cosa ti sentiresti di consigliare a chi ha la tua stessa passione?Documentatevi. Ve ne prego, fatelo, e non date niente per scontato. Non sentitevi sciocchi a cercare su Google “come pubblicare un libro” e non abbiate paura di passare giornate intere a studiare i siti e le modalità di invio delle case editrici. Il mercato letterario è in profonda crisi e noi per primi, in qualità di lettori e autori, abbiamo il dovere di premiare le realtà meritevoli e di lasciar morire quelle che speculano sulla nostra passione. 


Presentazioni, eventi e progetti futuri.

Ogni anno sono presente al Salone del Libro di Torino e a Stranimondi a Milano, il 2018 non farà eccezione. Purtroppo l’università mi impedisce di partecipare a molte fiere a cui invece presenzierà Plesio, il mio editore, ma sto cercando di organizzare un paio di eventi nella mia città, Torino. Vi terrò sicuramente aggiornati! 


Dove possono seguirti i lettori?

Se desiderate ricevere news e approfondimenti sui miei lavori, oppure seguire gratuitamente una rubrica di consigli editoriali, vi rimando al mio blog: MartaDuoWordpress.

Mi trovate anche su Facebook con il mio profilo personale (Marta Fattimiei) , Instagram (Marta Duo) e Goodreads (Marta Duo)Vi aspetto!



Ringrazio Marta per averci concesso un po’ del suo tempo e vi rimando al prossimo articolo.


giovedì 12 aprile 2018

Intervista ad Andrea Zanotti





Salve a tutti oggi vi presento l'autore Andrea Zanotti. Conosciamolo meglio attraverso le sue parole.


Ciao Andrea, parlaci di te e della tua passione per la scrittura. Di cosa parla il tuo libro? 

Ho scoperto tardi la passione per la scrittura. Verso i trent’anni, ma da allora non mi sono più fermato. Ho sempre letto molto, sono appassionato di mondi fantastici, sia con ambientazioni di epoche passate che futuristiche. Sono approdato alla scrittura per gioco, tentando di dar vita ai romanzi che avrei voluto leggere, ma che non ho mai trovato. L’aver scoperto che generare mondi e personaggi cela realmente la magia, mi ha reso impossibile smettere. Spesso si legge nei manuali di scrittura creativa, o nelle interviste di qualche addetto ai lavori, che i personaggi possono avere la forza per piegare le scelte dell’autore e vivere di vita propria. Ebbene aver scoperto quanto questa affermazione non sia un semplice modo di dire ma una realtà, dona alla scrittura il potere di una vera magia. È una sensazione cui non posso più rinunciare.












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Il filone principale delle mie opere è InfinitiMondi, un universo fantasy cupo, nel quale le divinità si dilettano a giocare con gli uomini, anche se questi non amano limitarsi a fare i pupazzi nelle mani di tali entità superiori. Ciò che caratterizza i miei scritti rispetto al fantasy classico è che non esistono buoni e cattivi, niente eroi, ma solo uomini che seguono il proprio cammino, con tutti i limiti e le contraddizioni che caratterizzano tutti noi. 


Cosa ti sentiresti di consigliare a chi ha la tua stessa passione? 

Di scrivere, assolutamente! Di provare e sperimentare, di non perdersi in pianificazioni infinite, e di lasciarsi trasportare dalla magia della scrittura. Nella stesura di un romanzo, per quanto si possa pianificare preventivamente, il corso degli eventi muterà mille volte. Quando ci si trova davanti ad una pagina bianca si può lasciare libera la fantasia, poi, mano a mano che le vicende si esplicitano alcuni sentieri diverranno impercorribili e le scelte per l’autore si restringeranno, finché l’unica percorribile emergerà come per incanto. Ciò che non si deve mai fare, a mio avviso, è fermarsi o non cominciare affatto perché sopraffatti da mille dubbi. Iniziare a riempire quel foglio bianco è il primo passo, i seguenti arriveranno in modo del tutto naturale e sarà bellissimo affrontarli. 


Presentazioni, eventi e progetti futuri.

Io sono fondamentalmente un autore indipendente, che autopubblica i propri lavori e opera via internet. Non ho mai partecipato a presentazioni dal vivo e ad eventi, se non come spettatore. Ad esempio non mi lascio mai sfuggire Lucca Game che trovo sia una manifestazione dal fascino incredibile e che mi ha dato modo di conoscere autori che stimo immensamente come Steven Erikson e Joe Dever. A parte questo ho appena firmato un paio di contratti con la Delos Digital per una novella fantasy e per una raccolta di racconti weird western, quindi sono abbastanza occupato con l’editing e lo sviluppo di questi. Parallelamente sto scrivendo un romanzo weird dal titolo provvisorio “Lo Psicopompo” con un’ambientazione che definirei purgatorio/western. Vediamo. Ad ogni modo l’obbiettivo più ambizioso, e per il quale sto cercando di raccogliere le energie, è imbarcarmi nell’impresa di chiudere il ciclo InfinitiMondi con la stesura della trilogia finale che comporrà il Mondo Tre. Per chi mi segue e mi chiede quando diamine intendo affrontarla, posso solo dire che ci sto pensando da un po’, quindi se tutto va bene il primo volume dovrei essere in grado di sfornarlo per fine anno. 


Dove possono seguirti i lettori? 

Sul mio sito personale, che colpevolmente, ammetto di curare troppo poco è Andrea Zanotti

Prometto che quanto prima gli darò una bella aggiornatina… invece il blog che curo con grande passione da oramai sei anni è Scrittori Indipendenti Ad ogni modo sono sempre lieto di incontrare nuovi lettori quindi non esitate a contattarmi su admin@scrittorindipendenti.com.


Ringrazio Andrea per averci concesso un po' del suo tempo e vi rimando al prossimo articolo.

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