martedì 6 marzo 2018

Recensione di Downsizing – Vivere alla grande



Regista: Alexander Payne
Durata: 135 minuti
Genere: commedia
Uscita: 22 dicembre 2017
 

In un futuro distopico, Paul(Matt Damon) e Audrey Safraneck(Kristen Wiig) attraversano un periodo di difficoltà economica, come tante altre persone. Nel mondo esistono già comunità di umani rimpiccioliti, la cui prima colonia si trova in Norvegia. A questo punto, la coppia, dopo aver ascoltato le esperienze di alcuni amici, decide di intraprendere il lungo trattamento che li porterà a cambiare la loro vita e a entrare in una realtà del tutto nuova, in cui è più facile vivere in agiatezza.




In questo film il sovrappopolamento del mondo è il tema principale, egregiamente adattato con l’espediente di poter impicciolire gli esseri umani per poter risparmiare su tante risorse. È ovviamente un’ipotesi molto fantasiosa, che penso a nessuno dispiacerebbe.
I protagonisti inizialmente sono piatti, chiusi nelle proprie difficoltà e non possono fare altro che cogliere l’opportunità di questo trattamento. Più si va avanti nel film e più crescono, soprattutto Paul, che abbraccia con tutto se stesso l’idea di una nuova vita, anche se però le cose non gli andranno molto bene. Poi facendo conoscenza con un bizzarro vicino di casa molto festaiolo avrà modo di riscoprire se stesso, di conoscere altre persone nel nuovo mondo dei mini e di trovare uno scopo nella sua vita, ossia quello di aiutare gli altri a guarire con le sue conoscenze da fisioterapista. Questo nuovo mondo diventerà per lui una sorta di fede imprescindibile, da cui non vorrà mai staccarsi. Inoltre, riuscirà ad andare in Norvegia per conoscere i creatori dell’esperimento originale che ha permesso di creare colonie di mini. L’umanità è vicina all’estinzione e Paul dovrà fare una scelta molto difficile per vivere questo brusco passaggio di transizione per la Terra.



Tra i tanti significati, questo film mi ha lasciato quello della difficoltà di scegliere come affrontare momenti importanti della propria vita, passando da una riflessione egoistica ad un’altra più globale, per la collettività. Infatti, Paul e Audrey faranno scelte estreme, ma molto diverse che, a seconda dei casi, segneranno l’evoluzione o l’involuzione dei due personaggi.



Questo non è per niente un film di fantascienza o apocalittico, ma tutto scorre lento e naturale, ci si potrebbe annoiare, ma andando avanti scoprirete meglio il senso di tutto, attraverso il cambiamento di Paul, prima incosciente della propria vita e dopo molto più cosciente, maturando una propria posizione su ciò che sta accadendo all’umanità.
Film consigliato, ricco di profondità e riflessioni sull’esistenza umana e sul cambiamento.





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