lunedì 11 dicembre 2017

Storia di Aidoborn: Capitolo 2/ Prima Parte






Aidoborn era entrato nella villa dalla porta principale; non c’era alcuna guardia ad aspettarlo. Notò che erano cambiate tante cose da quella notte. Le pareti però erano sempre le stesse, con dipinti di stelle e pianeti di galassie lontane di cui anche gli uskaniani forse ignoravano l’esistenza. Piedistalli con busti lungo le pareti sembravano osservarlo con la loro imperiosa espressione. Non erano volti di uskaniani, ma di alieni originari da altri pianeti, che per secoli avevano avuto il controllo su Uskàn. La porta di un’ampia sala era aperta, come se chiunque fosse il benvenuto. Era questa la menzogna che Aidoborn voleva raccontare a se stesso. Con sguardo freddo e mani tremolanti di rabbia, si fermò ad osservare la figura davanti a lui, che sembrava attenderlo da molto. Per un momento gli sembrò di ritornare indietro nel tempo, rivivendo sulla propria pelle le sensazioni di quella notte, che gli aveva cambiato la vita.


Qualcuno, a passo lento, avanzò verso i due. Aveva un’asta salda nella mano destra e il sorriso diabolico sul suo volto non prometteva nulla di buono. Aidoborn tentava di rassicurare Zeleny in preda al panico. L’alieno bianco allungò l’asta, che iniziò ad incurvarsi, creando un recinto intorno ai due. Si avvicinò ancora di più, fino a quando dei suoni non distolsero la sua attenzione dai due prigionieri, che si sentivano di soffocare, in balìa dei poteri dell’altro. Passi veloci attraversarono il corridoio. Le guardie di Uskàn circondarono Aidoborn e Zeleny, che voltandosi indietro non trovarono più quell’alieno bianco che li aveva catturati.


Piccola testa bianca, orecchie a punta, spalle larghe, con il corpo avvolto da cerchi scarlatti, dal collo fino alle gambe.
Aidoborn si ricordava benissimo di lui. In quell’istante non riusciva a muoversi, ma non lasciò trasparire alcuna emozione. Aveva previsto tutto, anche lo stesso trucco usato quella volta. L’alieno bianco lo avevo bloccato in un recinto magico.

«Ci hai messo un po’ a ritornare a casa!» disse con tono beffardo.

«So chi sei, Zoldex!» disse Aidoborn.

«Sei entrato qui disarmato, sembri molto sicuro di te, ladro»

Aidoborn aveva il cuore tamburellante, ma nessuna paura di morire; non disse nulla e continuò a fissare l’altro negli occhi.
Zoldex, infastidito da quell’insolenza, si avvicinò a lui con rabbia.

«Zoldex!» Quella voce lo fermò all’istante e lui indietreggiò da Aidoborn, ritraendo la sua asta. Aidoborn avrebbe potuto approfittarne per attaccarlo, ma non lo fece; non era lui il suo obbiettivo.
Le porte della stanza si chiusero di scatto. Lo stesso alieno, che aveva visto poco prima in giardino, si avvicinò ai due e, con un gesto eloquente, ordinò a Zoldex di spostarsi. Quest’ultimo, obbediente, chinò il capo e indietreggiò di qualche passo verso la porta.

«Chi osa entrare nella casa di Emibanto dei Geviona, ultimo erede della sua dinastia?» esordì con rabbia il nuovo arrivato, gesticolando con la sua mano destra gonfia.

«Tu non meriti di vivere per il nome che porti!» lo minacciò Aidoborn.

«Sei molto coraggioso e te lo concedo, ma non tollero che un comune uskaniano si intrufoli nella mia dimora. Cosa cerchi tra queste mura?»

«Vendetta, per le torture subite da mio fratello! Tutte le nobili famiglie di questo pianeta pagheranno per i crimini commessi in tutti questi anni!»

«Audace da parte di un ladro!» esclamò Emibanto avanzando verso Aidoborn. «In tanti vorrebbero avere l’onore di catturare il ladro più ricercato del pianeta. So chi sei, alieno rosso! Questa volta ti lascerò andare via da qui, ma la prossima non sarò così clemente.»

Le porte alle sue spalle si riaprirono. Aidoborn accennò ad andarsene. Uno scatto e, con tutta la rabbia racchiusa in un pugno, si avventò su Emibanto. Non lo aveva visto arrivare, era stato molto veloce. Aidoborn si sentì immobilizzato. Il suo pugno si era infranto contro l’asta di Zoldex, che si era frapposto tra lui e il suo padrone. Poi con sguardo deciso allungò l’asta e con essa colpì Aidoborn allo stomaco. Un altro colpo e l’alieno rosso rimbalzò fuori attraverso la porta aperta. Si ritrovò a strisciare sul pavimento, con il sangue colava dalle labbra.


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