Oggi vi presento una bellissima poesia di Cristina Colace, una giovanissima autrice di Avellino. Conosciamola meglio attraverso le sue parole.
Mi chiamo Cristina Colace, ho 17 anni e frequento il
quinto anno al Liceo Classico "Publio Virgilio Marone" di Avellino.
Sono sempre stata affascinata dalle parole, ma ho cominciato a dedicarmi
totalmente alla scrittura durante l'adolescenza. Grazie allo stimolo dei miei
insegnanti, ho avuto la possibilità di partecipare a numerosi concorsi
letterari sul territorio nazionale: sono risultata tra i semifinalisti della
22esima edizione del Premio Campiello Giovani, sono stata inserita con un
aforisma nell'agenda Scriviamoci 2016, edita da Giulio Perrone (Fondazione
Bellonci), ed ho raggiunto il podio al Premio Giornalistico Carlo Nazzaro
(Comune di Chiusano di San Domenico) ed al Concorso Internazionale di Poesia
"Avellino in versi". Insieme alla scrittura, sono un'appassionata
d'arte e desidero poter coniugare questi interessi, in un (prossimo) futuro.
disegno di Aurora Sica |
Metamórfosis
Io
Sono una fogliolina
Che, turbinando in balia del maestrale e del battito
d’ali degli uccelli rapaci,
È ignorata nel suo continuo e sofferto altalenare.
Sono una tenera camelia
Che, nonostante la sua bellezza,
Non viene risparmiata dai colpi della pioggia di Marzo
E curva lo stelo, chinando la corona di petali.
Sono una farfalla
Rannicchiata nel tiepido guscio della sua crisalide,
Appesa come un frutto al ramo di un arbusto,
Sospesa, alla mercé delle catastrofi del suo microcosmo.
Io
Sono muta.
I fantasmi di ciò che vorrebbero impormi di essere
Stringono le mani affusolate attorno al mio collo.
Urlerei, ma il fiume che sgorga dai miei occhi lucidi
Si ramifica fin nei polmoni, smorzando il respiro
Ed il suo impercettibile suono.
Sono avvolta da una selva di sagome oscure,
Un labirinto in cui puoi affidarti solo alla sorte,
Perché le strade sono tutte uguali ed ognuna potrebbe
condurti all’uscita.
Sono come Damocle, inerme, mentre una lama assetata di
sangue
Ha il suo bersaglio nella mia tempia.
Riusciresti a sopportare il peso che grava sul mio petto,
Che mi accompagna dal mattino alla sera,
Che si insinua tra le mie costole e mi avvinghia il
cuore,
Mi stringe lo stomaco,
Mi immobilizza la lingua?
Potresti essere
Tu.
Non ti sei mai sentito una foglia sballottata?
Non sei mai stato una camelia dopo il temporale?
Mai vulnerabile come un bozzolo di farfalla?
Non temere, se oggi, ieri, domani
Sei, eri, sarai ferito;
Perché, quando il maestrale lascerà posto allo scirocco,
avrai posa.
Perché i temporali a primavera non durano più di un’ora.
Perché aprirai le tue ali variopinte, libero.
Cristina Colace
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