Un
bambino veniva frustato ripetutamente. Dopo scappava, entrava in un’abitazione
e si chiudeva dentro.
Balde si svegliò agitato
da quel sogno.
«Guardate, Capo!» Uno
degli alieni al suo seguito gli indicò qualcosa.
«Ma cosa…» provò a dire
l’Ambasciatore.
Davanti ai loro occhi c’era
una struttura a forma di grande leggìo situata su una nuvola. Su di esso vi era
poggiata un un’asta con due piatti dorati uno situato nella parte alta e
l’altro in basso.
«Ho sentito parlare di
questo posto, vi abita un essere spaventoso» disse uno di loro.
«È un essere formato da
nuvole» spiegò un altro.
«Il suo nome è Hut-Kaman»
aggiunse un altro.
«Abrigane, avvicinati al
leggìo e aprì lo sportello della nave!» ordinò Balde.
«Sì, mio Signore!»
rispose l’altro che era un alieno verde con la testa simile a quella di un
serpente con macchie gialle sul viso. Indossava un veste rossa con un
cappuccio.
Appena la nave spaziale
si avvicinò a quella struttura dietro di essa comparve un essere gigantesco
simile a una nube di molteplici colori in cui vi erano tanti puntini luccicanti.
Egli aveva sulla testa un oggetto rettangolare rosso che divideva in due il suo
volto.
«È lui!» esclamò
spaventato Abrigane.
«Lasciatemi nei pressi
del leggìo e allontanate la nave da qui!» ordinò Balde.
«Signore per quale motivo
il Palazzo Neutro ha necessità di consegnare una pergamena a quell’essere?
Nabiria non tratta con i celestiali»
gli fece notare uno di loro.
«Non lo so ma c’è
qualcosa che non mi convince. Sokolik, stammi vicino!» disse l’Ambasciatore alla sua creatura volante.
Balde saltò sulla base del
leggìo dove aveva visto una porticina. Entrò in essa e si ritrovò in una stanza
buia con al centro una piattaforma di legno. Salì su di essa e velocemente fu
portato nella parte alta del leggìo. Overtan, così piccolo, si trovò di fronte
al celestiale che nel muoversi faceva tanto rumore. L’alieno andò a sbattere
sull’asta con i piatti e il suono che produsse attirò l’attenzione di quell’essere.
«Chi osa disturbare il
mio riposo?» chiese il celestiale con la sua voce che rimbombò in quello spazio
in maniera assordante.
«Sono Overtan Balde, un
ambasciatore di Nabiria, giungo da voi per consegnarvi una pergamena!» si presentò
l’alieno con un inchino.
«Voi, dunque, siete il
famoso Ambasciatore, quello che tutti
acclamano!» esclamò l’altro ridendo.
«Sì, sono io vostra Altezza
Hut-Kaman» confermò Balde con voce timida.
«Mostratemela!» disse
deciso il celestiale.
«Sono pronto a leggerla
per voi» disse Balde timoroso.
«No!» lo interruppe
l’altro bruscamente. «Ci penso io!»
Hut- Kaman gli levò di
mano la pergamena e ne aumentò le dimensioni per leggerla meglio.
«Posso aiutarvi a
comprendere se qualche punto non è di vostro chiarimento» aggiunse Balde.
«Tacete Ambasciatore! pensate che io sia uno
stolto come voi?» disse l’altro con rabbia.
«Non intendevo offendervi,
Vostra Eccellenza» si scusò Balde spaventato.
«Ora lasciatemi leggere in
pace, straniero!» disse Hut.
Passò un po’ di tempo e
il celestiale rimpicciolì la pergamena e la riconsegnò a Balde. Quest’ultimo notò
che essa era vuota. Pensò di avere dei problemi di vista, si sforzò di trovare anche
un minimo simbolo ma niente. Improvvisamente, come per magia, comparvero dei
segni nascosti.
L’Ambasciatore capì che era opera di Hut-Kaman e riuscì a leggere
solo poche parole. Balde… voce riflessa.
Dopo i simboli su di essa
scomparvero velocemente.
«Avete letto?» chiese il
celestiale ridendo.
«Ma cosa vuol dire tutto
questo?» chiese l’Ambasciatore, pronto a scendere nella parte bassa del leggio.
«Siete finito, Balde!»
Hut con la sua mano scaraventò l’alieno contro l’asta con i piatti.
L’Ambasciatore avvertì qualcosa muoversi dentro di sé. Hut-kaman
prese quell’oggetto e avvicinò i due piatti che battendo l’uno contro l’altro produssero
un suono assordante.
Balde perse la voce e dal
suo corpo fuoriuscì una pallina rossa che rimbalzò sul celestiale che generò
con le mani una fitta nebbia. L’alieno era a terra e Sokolik si avvicinò ad Hut
per recuperare la pallina.
«Sei stato uno sciocco,
alieno! Sei caduto nello Spazio della
Voce Riflessa, ho rispettato gli accordi del contratto!»
La pallina che conteneva
la voce dell’alieno rimbalzava in quello spazio andando a sbattere perfino
sulla nave spaziale dove c’erano i suoi dieci amici ad aspettarlo. Essi
sentivano dei rumori ma non riuscivano a capire cosa stesse accadendo.
Sokolik riuscì ad
avvicinarsi alla pallina rossa che per pura casualità gli entrò in bocca.
«Tu maledetto… come hai
fatto?» gridava Hut-Kaman.
Sokolik si aggrappò
all’oggetto rettangolare sulla testa del celestiale e lo graffiò con gli arti
lamellati. Hut-Kaman iniziò a urlare dal dolore.
«Cosa stai facendo?
Allontanati da me!»
Il celestiale iniziò a
dissolversi. «Non è ancora finita Balde, non riuscirete a salvare la vostra
amata Nabiria!»
L’Ambasciatore era ancora piegato a terra e Sokolik si avvicinò a
lui.
«Tutto bene?» chiese una
voce.
Balde non rispose e si
voltò per capire chi fosse.
«Sono qui, davanti a te!»
disse ancora quella voce.
Balde con stupore si
accorse che era Sokolik a parlare e si avvicinò a lui.
«Ma cosa, aspetta se tu
sei lì, io dove sono?» chiese la creatura osservando il proprio corpo.
«No, non è possibile,
rivoglio il mio corpo!» disse la creatura battendo velocemente i suoi arti. «Ma
aspetta Sokolik, o Balde volevo dire, ora posso combattere!» disse dopo con
entusiasmo.
Balde, sconsolato, si
avvicinò alla creaturina e insieme ritornarono sulla loro nave spaziale.
A tavola gli altri
presenti notarono lo strano comportamento del Capo.
«Vi sentite bene, Capo?» chiese
Abrigane.
Lui, imbarazzato, non
aprì bocca.
Improvvisamente mentre
stavano mangiando dei pezzi di carne sentirono una voce. «Era da molto che non
mangiavo così bene!»
Increduli, lo fissarono
tutti senza che lui se ne rendesse conto. Era stato Sokolik a parlare.
La creatura accorgendosi di
essere osservata abbassò la testa all’istante.
«Aspetta… tu hai
parlato!» esclamò sorpreso uno di loro.
Si avvicinarono tutti a
Sokolik. «Potresti ripetere quello che hai detto prima? Da bravo, piccolino!»
«Allontanatevi da me!» La
creatura li graffiò di striscio con le braccia lamellate.
Balde con decisione batté
un pugno sul tavolo per riportare tutti alla calma. Tutti si voltarono verso di
lui. Era molto arrabbiato per ciò che era accaduto.
«Capo, ma cosa è
successo? Lui parla...» gli fecero notare loro.
L’alieno gesticolava per
comunicare loro qualcosa che però non riuscivano a comprendere.
«Dobbiamo tornare a
Nabiria, siamo tutti in pericolo, era una trappola!» tradusse Sokolik per lui.
«Ma cosa state dicendo,
Capo?» chiese uno di loro, spaesato.
«Dovete obbedire ai miei
ordini!», continuò la creatura, «cioè ai suoi ordini volevo dire. Sì va bene,
ci siamo capiti!»
Continuavano a osservare
stupiti Balde che gesticolava e Sokolik che parlava. Poi si radunarono in
cerchio intorno alla creature che era diventata piuttosto logorroica e si era
messa a raccontare storie divertenti a giudicare dalle grosse risate dei
presenti.
Continua...
Continuavano a osservare
stupiti Balde che gesticolava e Sokolik che parlava. Poi si radunarono in
cerchio intorno alla creature che era diventata piuttosto logorroica e si era
messa a raccontare storie divertenti a giudicare dalle grosse risate dei
presenti.
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